Antonio Pini, allenatore della squadra Under 15 2008, racconta la sua passione per il calcio e il suo rapporto speciale con i ragazzi.
Ciao Antonio. Raccontaci qualcosa di te, di cosa ti occupi, cosa ti piace fare nel tempo libero e quali sono le tue passioni oltre al calcio.
Il calcio è il mio grande hobby e la mia grande passione. Oltre al calcio c’è la mia famiglia e il mio pensiero va alla crescita dei miei tre figli: il più grande di 28, uno di 21 e il più piccolo di 19 anni. Tutti e tre hanno sempre giocato a calcio e il primo ha fatto anche l’arbitro.
Di cosa ti occupi nella vita extra calcio?
Nella vita di tutti i giorni sono un operaio metalmeccanico, lavoro su grosse macchine a controllo numerico e su alesatrici.
Quando e perché hai scelto di fare l’allenatore?
Fino a 26 anni ho giocato a calcio, poi nel 1994 ho smesso di giocare perché dopo la nascita del primo figlio e l’acquisto della casa ho dovuto lavorare molto per far fronte alle necessità economiche e non c’era più il tempo per giocare. Poi nel 1996 ho incontrato un mio ex mister il quale mi ha convinto a dargli una mano ad allenare una squadra in terza categoria. Per cinque anni sono stato preparatore dei portieri fino a quando mi hanno proposto di allenare la categoria allievi. Da quel momento è iniziata la mia crescita come allenatore nel settore giovanile.
Da quanto tempo sei a Rezzato? Come ti trovi e cos’ha di speciale Rezzato?
Sono a Rezzato da sei anni e mi trovo benissimo. Quando sono arrivato a Rezzato mi ha colpito il rapporto e il modo di porsi del nostro Presidente Paolo Sebastianelli, persona seria e coerente. Nessuna irraggiungibile pretesa sportiva, ma solo serietà e lavoro per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Oggi, con la crescita della società di questi ultimi anni, sono naturalmente cresciute anche le ambizioni e la ricerca di migliori risultati sportivi quindi anche nei confronti dei vari staff tecnici si sono alzate le aspettative, ma sempre in modo equilibrato, chiaro ed esplicito. Ho cambiato diverse società nella mia carriera di mister e ciò che mi porta a prendere decisioni è sempre il primo approccio con la dirigenza e qui a Rezzato mi hanno convinto fin dall’inizio e continuano a farlo.
Questa stagione alleni la squadra 2008. Come ti trovi con loro?
Quest’anno mi è stata affidata la squadra 2008. Nella prima parte della stagione ho cercato di valutare ogni ragazzo dal punto di vista sportivo e personale e al momento devo dire che il gruppo sta crescendo bene anche perché s’è creata molta armonia fra fra tutti noi.
Quali caratteristiche ha la tua squadra?
La caratteristica principale della mia squadra è la determinazione. Nel gruppo ci sono alcuni giocatori con ottime capacità tecniche e tattiche, ma la squadra si distingue principalmente per la voglia di lottare e perché non si arrende mai. Il nostro motto è proprio lottare su ogni cosa e in qualsiasi situazione cercando di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Quali principi cerchi di trasmettere alla tua squadra?
I principi sono fondamentali nella vita. Essere allenatore oggi è molto complicato perché significa ricoprire molti ruoli: istruttore, educatore, formatore. Per la categoria che alleno, ho fissato alcuni punti fondamentali che cerco di trasmettere ai ragazzi perché vorrei che imparassero ad auto valutarsi costantemente per migliorare il proprio modo di essere e di fare. Cerco di trasmettere l’importanza di essere sempre coerenti e onesti, l’importanza dell’amicizia e la capacità di saper interagire in modo propositivo all’interno del gruppo. Altri aspetti fondamentali sono l’autostima e la capacità di assumersi le proprie responsabilità nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi attraverso piccoli passi senza volere tutto subito. Sicuramente non riusciremo a fare tutto quanto ci siamo prefissati, ma insieme stiamo lavorando sodo e ogni giorno cerco di renderli sempre più partecipi. Provo a far giocare sempre tutti i miei ragazzi e ci riesco spesso. Chi più o chi meno, ogni ragazzo deve dare il suo contributo per il raggiungimento l’obiettivo del gruppo. Se io non do la possibilità a un ragazzo di poter vincere o perdere e lo tengo in panchina o in tribuna, questo ragazzo non riuscirà mai a capire le proprie capacità, le sue potenzialità e quanto può esprimere. Ai giovani bisogna permettere anche di sbagliare. Solo così ogni mio ragazzo potrà dare il proprio importante contributo al gruppo. Questo aspetto cerco di trasmetterlo non soltanto ai ragazzi, ma anche ai genitori che ho voluto incontrare a inizio stagione. Anche il genitore si emoziona in tribuna e il suo ruolo è importante perché è colui che può giocare con te, con la squadra, con il mister e con la società. I principi fondamentali del gioco del calcio, così come di qualsiasi sport, li ritroveranno poi anche nella vita. Come dicono i grandi campioni, per vincere tutto bisogna aver perso tanto, sbagliato tanto e aver fallito tanto.
Che tipo di campionato state affrontando?
Stiamo affrontando un campionato provinciale abbastanza equilibrato. I ragazzi si stanno misurando con squadre di pari livello e stiamo andando bene. Quest’anno non abbiamo obiettivi di classifica quindi ai ragazzi dico sempre che vincere non significa che aver raggiunti i risultati attesi. La crescita consiste nel riuscire a raggiungere di volta in volta dei traguardi prestabiliti. Ogni settimana fissiamo un target da raggiungere, anche semplice e a quell’obiettivo cerchiamo di arrivare tutti insieme.
A quali allenatori ti ispiri?
Non mi ispiro a un determinato tipo di allenatore. Mi piace leggere e studiare certi allenatori, vedere i loro comportamenti e poi provare a tirar fuori da ognuno di loro qualcosa che mi possa aiutare a migliorare. Imparo tantissimo, invece, osservando i miei ragazzi. Provo ad ascoltarli tutti e mi confido molto anche con i miei collaboratori.
Quale obiettivo ti piacerebbe raggiungere a fine stagione?
A fine stagione mi piacerebbe aver trasmesso alcuni dei principi che ho elencato prima. L’obiettivo è la crescita di ogni ragazzo, ma devono farlo coltivando la loro amicizia e divertendosi. Vorrei riuscire a fare emozionare tutti i ragazzi per il calcio che per me è lo sport più bello del mondo.