Alberto Ortolani, allenatore della squadra Under 18 2005 regionali, racconta la sua passione per il calcio e le ragioni che l’hanno spinto a fare l’allenatore.

Ciao Alberto, cosa ci racconti di te?
Ho 39 anni e da 6 convivo con la mia dolce metà Daniela a Botticino. Nella vita di tutti i giorni sono un impiegato amministrativo, lavoro presso la RMB Spa di Polpenazze occupandomi di controllo di gestione aziendale. Ho poche passioni, tutte vissute intensamente ed il calcio è sicuramente la più grande. Mi piace anche leggere libri, possibilmente biografie sportive, ascoltare musica e guardare films.

Quando e perché hai scelto di fare l’allenatore?
Ho cominciato a fare l’allenatore circa 15 anni fa. Da calciatore non ero niente di che, dopo il settore giovanile tra Gavardo, Prevalle e Villanovese ho giocato tra i grandi con Il Toscolano Maderno. Ho smesso presto, non perché mi mancasse la voglia ma per dare priorità agli studi universitari. Quando Stefano Pasini, che mi aveva allenato nella juniores della Villanovese, mi ha chiesto di dargli una mano ad allenare gli esordienti del Gavardo non ho potuto rifiutare. Devo tanto a mister Pasini, mi ha sempre concesso massima fiducia ed è grazie a lui che ho capito che avrei potuto intraprendere un nuovo percorso nel calcio. Ho scelto di fare l’allenatore perché voglio accompagnare i ragazzi nella loro maturazione tecnica e umana, per fare in modo che ogni atleta possa esprimere al meglio il suo potenziale.

Da quanto tempo sei a Rezzato? Come ti trovi e cos’ha di speciale Rezzato?
Sono a Rezzato da poco più di 2 anni grazie a Primo Gallerini e Fausto Apostoli. A Rezzato ho trovato serietà ed equilibrio. Apprezzo molto la serenità che si respira al campo, lavorare in questo clima è il massimo per allenatori e giocatori. La società è molto organizzata, merito anche dei tanti dirigenti volontari. Vedo Rezzato come una società in crescita, l’ambiente ideale per fare calcio giovanile.

Questa stagione alleni la squadra 2005. Come ti trovi con loro?
I ragazzi sono proprio un bel gruppo, si vogliono bene e si vede. È normale che per me e tutto lo staff tecnico sia un piacere allenarli. Permettimi di citare anche gli altri collaboratori che fanno parte dello staff, mister Stefano Pasini, mister Tarik Sakhi e mister Stefano Bianchini: sono compagni di viaggio competenti e pragmatici, gente che trasmette passione.

Quali caratteristiche ha la tua squadra?
Sicuramente siamo una squadra generosa ed organizzata, che sa sopperire ad alcune lacune tecniche con spirito di sacrificio, abnegazione e qualche buona soluzione di gioco. L’organizzazione per noi è fondamentale, la nostra forza è il collettivo.

Quali principi cerchi di trasmettere alla tua squadra?
Ai ragazzi chiedo l’impegno nel cercare il miglioramento continuo delle loro prestazioni, il coraggio di affrontare gli avversari a testa alta e la curiosità nello sperimentare nuove situazioni di gioco piuttosto che ruoli. Penso che siano componenti fondamentali in un percorso di crescita. Come squadra abbiamo dei principi che riguardano sia la fase offensiva sia quella difensiva legati da un comune denominatore: la ricerca della superiorità numerica.

State affrontando un campionato regionale. Quali sono le insidie e come lo state affrontando?
I campionati regionali sono sempre tosti, sicuramente quello di quest’anno presenta 4-5 avversari di buon valore a fronte di un girone dal livello qualitativo mediamente più basso rispetto al campionato dello scorso anno. Le insidie sono comunque tante: ritmi alti, grande fisicità e buone individualità sono elementi ricorrenti in questi campionati. Personalmente sono discretamente soddisfatto di come lo stiamo affrontando, puntiamo a giocare un calcio propositivo cercando di dominare la partita; è un calcio dispendioso sia a livello atletico sia mentale, che non sempre paga a livello di risultati. Abbiamo avuto qualche scivolone, ma ci siamo già rialzati.

Quanto hai visto crescere la tua squadra e su quali aspetti può/deve ancora migliorare?
La squadra è cresciuta, sia in prestazioni sia in risultati. Il girone di ritorno ci sta dando maggiori soddisfazioni rispetto a quello di andata dove a mio avviso abbiamo peccato di inesperienza e pressapochismo. Sicuramente dobbiamo migliorare nella gestione della partita e dei suoi ritmi, a volte siamo troppo frenetici. La lettura delle situazioni di gioco poi non è sempre ottimale, spesso le nostre marcature sono “ballerine”. E un pizzico di malizia in più ci farebbe sicuramente bene.

A quali allenatori ti ispiri?
Osservo con curiosità tutti gli allenatori, anche i miei “colleghi” dei settori giovanili dilettantistici: c’è da imparare da tutti, la ricchezza sta nel confronto. Tra i “colleghi” professionisti ho un debole per Zeman, lo ritengo un maestro di calcio nonostante gli integralismi che lo hanno reso un personaggio. Lo reputo un esteta, innamorato della bellezza del gioco ancor prima che del risultato.

Quale obiettivo ti piacerebbe raggiungere a fine stagione?
Come squadra penso che il 4° posto sia alla nostra portata, quindi mi piacerebbe centrare l’obiettivo. Per quanto riguarda i ragazzi, sarei davvero soddisfatto nel vederli migliorati in abilità e autonomia decisionale.